Tutti d’accordo sugli affitti brevi?
Certamente no. Se da una parte sono visti come un’alternativa alla mancanza di infrastrutture turistiche, soprattutto nelle grandi città, gli affitti brevi comportano problematiche non secondarie sia a livello di riduzione del patrimonio abitativo che all’interno del singolo caseggiato.
Da un’indagine condotta da Unioncasa, anche a seguito delle audizioni col Ministro Santanchè emergono infatti luci ed ombre di un fenomeno che se da una parte ha contribuito a rilanciare il mercato delle locazioni alternative a quelle abitative, dall’altra sta generando inaspettati problemi.
Vediamo quali.
A Milano ad esempio dove gli affitti brevi sono frammentati in varie zone e principalmente in condominii, si stanno generando conflitti tra i proprietari ed i condomini stabili e quelli occasionali.
Questioni di sicurezza molto care ai primi appaiono invece trascurate dagli ultimi. Analogamente la separazione dei rifiuti, l’utilizzo di ascensori e gli schiamazzi spesso anche a tarda ora.
Insomma un rispetto che spesso viene a mancare proprio per l’assenza di una partecipazione stabile alla vita condominiale e dall’assenza di un regolamento condominiale che regolamenti gli affitti brevi.
Ma chi è responsabile di ciò? Il proprietario assente o il turista che dopo poche ore scompare per lasciare il posto ad altro? Difficile individuare responsabili e responsabilità, anche per la mancanza di norme condominiali che non hanno mai contemplato tale recentemente nuovo fenomeno.
Un fenomeno in escalation che ha visto aumenti anche a tripla cifra.
Le motivazioni: maggiore redditività e assenza di rischio di blocco degli sfratti.
Molti sono i proprietari che in ogni parte d’Italia hanno optato per questa scelta. A Milano ad esempio, fino all’arrivo del recente accordo sui canoni concordati, l’alternativa al libero mercato poteva essere obbligatoriamente solo quella di dirottare verso l’affitto breve, che ha portato, in una città con molta domanda e poca offerta, ad appesantire ulteriormente la possibilità di un alloggio residenziale e ad accrescerne i valori.
Ora sono tutti in attesa di una norma che difficilmente potrà mettere tutti d’accordo.
Si parla di durate minime e di occupazioni massime, di vincoli che pericolosamente potrebbero andare a limitare il diritto della proprietà e quindi scontrarsi con la Costituzione stessa.
Ma intanto gli affitti continuano a crescere e le case sono sempre più difficili da trovare.
La proposta di Unioncasa: rivedere nel suo complesso le norme che regolamentano il mercato degli affitti, non guardando al singolo comparto ma analizzando le cause che condizionano la domanda ed l’offerta non solo per una questione di valori, ma anche per la mancata applicazione di tutele (es. blocco degli sfratti), che dal lontano equo canone in poi hanno sempre caricato sulle spalle dei proprietari responsabilità e soluzioni che dovevano essere di competenza delle istituzioni.
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